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Nissan S30

Buonasera popolo di Hardcore Drivers
e bentornati in un nuovo capitolo di Automotive Facts, la nostra rubrica di informazione.

Immaginate di essere nel 1969, di lavorare nel comparto automotive e di dover creare la macchina perfetta per impressionare il vostro capo e garantirvi il premio di disegnatore del mese. Mettete insieme la linea della Ferrari 250 GTO, un lungo cofano con ampie prese d’aria preso in prestito dalla Jaguar E-type e un motore 6 cilindri con un carattere non proprio delicato. Cospargete tutto con una soluzione di acqua e abbondate colla vinilica, condite con un’altissima dose di eticità, et voilà! Avete appena consegnato al vostro capo 10 anni di successo garantito e la base per le future generazioni di appassionati: la Nissan S30.

Fermi tutti, vi aspettavate un nome diverso, vero? Beh si, ormai siete abituati, dai videogiochi e video sui social, a conoscerla come Datsun 240z o 280z, insomma, non come Nissan. Dovete sapere, però, che tutte queste vetture erano racchiuse sotto il nome di S30 e uscivano marchiate Datsun solo per il mercato estero, mentre per il mercato casalingo giapponese, erano commercializzate sotto il marchio Nissan.
Il motivo che ha portato le Datsun a diventate più famose si deve a una motivazione specifica: la Datsun 240z e le sue sorelle più giovani avevano un obiettivo ben preciso, ovvero entrare con prepotenza sul mercato americano e provare a dominarne anche le competizioni. Entrambi i pronostici si avverarono, rendendo la Datsun 240z una delle pochissime auto capaci di conquistarsi un posto nel cuore degli americani e di battere alcuni mostri sacri in parecchie occasioni, come nel SCCA.

Il fatto che la commercializzazione di quest’auto fosse destinata principalmente al mercato americano, fa sì che molti degli esemplari che oggi vediamo circolare in Europa siano, in realtà, degli americani importati e non dei nativi europei, zona dove questo modello prese molto meno piede, anche per via delle concorrenti con cui doveva sfidarsi, decisamente più performanti delle auto americane medie. Furono davvero tante le versioni e, come ogni auto giapponese che si rispetti, a distinguerle erano pochi dettagli e qualche numero che riuscivano (e riescono) a far confondere le enormi schiere di appassionati. In America, per esempio, in linea con le abitudini del popolo abituato alle 4 marce delle muscle car, venne venduta una versione di Datsun con cambio manuale a 4 rapporti, mentre per l’Europa si preferì produrne una versione a 5 marce, ma che comunque erogava la stessa potenza. Prerogativa, questa della potenza, che viene mantenuta simile, con leggeri incrementi anche a seconda dei modelli da 240z a 260z a 280z (numeri che indicavano il variare della cilindrata) a causa delle normative legate all’inquinamento in America.
A tali versioni, vanno aggiunte poi le due speciali, che rendono famosa l’auto anche nelle competizioni e tra i collezionisti più attenti, ovvero la Fairlady 432Z, equipaggiata con lo stesso propulsore della Skyline GT-R, e una ulteriormente aggiornata, denominata 432R, che fu utilizzata per prendere parte ad alcune competizioni e venduta solo in Giappone.

Le foto che state vedendo ora, invece, arrivano direttamente da Torino, dal garage di un nostro fortunatissimo ospite, Salvatore. Spesso, ci è capitato di vedere questa 280Z ai nostri eventi e ci sembrava più che doveroso spendere due parole a riguardo. Si tratta di una vettura prodotta per l’America, importata dalla California in Polonia, dove il nostro Salvatore l’ha trovata, un po’ malinconica e impolverata, e ha deciso di portarla in patria e donarle nuova vita. Essendo un modello destinato al mercato americano, quest’auto ha mantenuto quelle peculiarità che la distinguevano all’epoca, nel 1976: l’impianto catalitico che riduceva l’inquinamento e il tipico cambio a 4 rapporti, che si abbinava al motore 2.8 a iniezione, da 185cv.

Cosa rende questo modello così speciale rispetto ad altri? Forse il fatto che, in un mondo dove le auto giapponesi vengono modificate e utilizzate tutte con scopi e stili simili, questa 280z è stata conservata e mantenuta perfettamente e con poche modifiche, che la rendono oggi un’auto che fa girare la testa al suo passaggio, senza essere tamarra o esagerata. Il buon gusto con cui è stata restaurata e rimessa in strada è davvero degno di nota. Appassionati come Salvatore sono il fuoco che arde sotto strati di cenere, una razza in via di estinzione che non si limita alla banale apparenza, ma che sa ancora cogliere l’essenza che si cela dietro ad auto speciali come questa.

Revisione a cura di Monica Filosi.
Fotografia a cura di 
Niccolò Leone.

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