Escort Cosworth
Buonasera popolo di Hardcore Drivers
e bentornati in un nuovo capitolo di Automotive Facts, la nostra rubrica di informazione.
“Voglio tornare negli anni 90”: così iniziava una canzone che più o meno tutti abbiamo ascoltato almeno una volta, sognando un tempo ormai passato e sperando che quel sogno diventasse realtà. Ci sono momenti nella vita in cui questi sogni riescono a realizzarsi, facendoci vivere, o rivivere, quelle emozioni e quei ricordi che hanno fatto parte dell’infanzia o dell’adolescenza di molti di noi.
Uno di questi momenti, siamo sicuri, lo ha vissuto Paolo Vinciguerra, proprietario di questo esemplare di Ford Escort Cosworth, passata sotto le mani del famoso Alberto Tiso, noto a molti per la sua “Eklysse”, un esemplare di Escort nell’apparenza simile a questa, ma profondamente rivista, fino a diventare una vera e propria auto da corsa. Magari parleremo in futuro anche di lei, ma oggi vogliamo raccontarvi cosa si cela dietro a una Escort come questa, un esemplare perfettamente conservato e pregno di quella storia e di quel carattere che, negli anni, l’ha resa una cattiva avversaria di molte sue concorrenti.
Tutto cominciò quando in Ford si decise di omologare la Escort per il mondiale rally, preparandone una versione con motore e meccanica Cosworth. Tuttavia, a causa degli ingombri, il motore prescelto non trovava spazio sufficiente nel vano motore della Escort. Si decise così di “rubare” buona parte del progetto Sierra, che aveva già la sua versione Cosworth, costruendovi attorno una carrozzeria Escort e sottoponendola a una massiva cura di anabolizzanti. Da qui, con il motore Cosworth montato longitudinalmente, cominciò a prendere forma il progetto Escort RS Cosworth.
Fin da subito però, questo progetto dovette fare i conti con un problema legato al sottosterzo in ingresso curva, che si trasformava in sovrasterzo non appena il turbo portava aria sufficiente al motore. Tale comportamento, esuberante e ovviamente non adatto ai guidatori inesperti, era comunque una caratteristica ricercata ad hoc per questa vettura, per la quale si scelse di utilizzare un turbocompressore ibrido che era composto da una girante Garrett T04B per quanto riguardava il compressore, accoppiata a una Garrett T35 sul lato turbina. Questa soluzione donava alla Escort una cattiveria e un’ ignoranza davvero degne di nota, con una risposta effettiva del propulsore che restava “addormentato” fino ai 3000 rpm ed esplodeva, in tutta la sua furia, non appena si oltrepassava quella soglia. Questo tipo di turbocompressore venne utilizzato, tuttavia, solo sulle prime 2500 omologate e fu sostituito con una soluzione più blanda e progressiva che non pregiudicava la potenza, ma la rendeva più gestibile ed “umana.
A questo agglomerato di alta ingegneria e cattive intenzioni, va aggiunta una prerogativa imprescindibile che rende le Escort Cosworth facilmente riconoscibili anche agli occhi dei meno esperti: l’aerodinamica. Studiata con arroganza, con uno spoiler iconico che tutti abbiamo ben presente, la rendeva una vera e propria auto da copertina.
Un’altra caratterista di quest’auto, cosa che la rendeva amata ma anche odiata da molti, era quella di avere una potenza superiore rispetto alla Lancia Delta integrale, all’epoca sua diretta concorrente. Nonostante questa prerogativa, tutti sappiamo come andò la storia, con la Delta plurivincitrice nei mondiali rally e la Escort famosa, non tanto per le sue vittorie, quanto per i molti problemi che le fecero sfuggire il titolo iridato.
Poco importa però, non sono le sole vittorie a scrivere la storia e auto come queste, guidate o osservate con rispetto, sono capaci di riportarci indietro nel tempo, farci vedere il mondo dell’automotive con gli occhi di un bambino e farci ridere spensierati come allora, quando l’odore di benzina e di gas di scarico, i botti in rilascio e le fiammate nella notte non erano i demoni che minacciavano il nostro pianeta, ma un dolce mix di sensazioni, odori e sapori che nel profondo del nostro cuore ancora ricordiamo.
Davvero serve altro per ricordarla con il rispetto che merita?
Revisione a cura di Monica Filosi.
Fotografia a cura di Niccolò Leone.
Classe ’92, nato e cresciuto nelle campagne piemontesi, ho iniziato a fotografare da bambino con la reflex di papà che ho ereditato e usato per i miei primi lavori. Al liceo ho scoperto la mia passione per la scrittura e per la comunicazione, così ho deciso di mettere queste mie passioni al servizio di Hardcore Drivers, inizialmente per gioco, adesso alla stregua di un vero e proprio lavoro.
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